Milano, 23 aprile 20222 (BOOP-MM) – Oltre 90 opere, tra grandi formati, installazioni site-specific e nuove produzioni, compongono la mostra personale ‘David LaChapelle. I Believe in Miracles‘, al Mudec di Milano (dal 22 aprile, prodotta da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore e promossa dal Comune di Milano). Si tratta del risultato di un percorso di ricerca artistica che dura da una vita e che racconta un David LaChapelle inedito e, per certi versi, inaspettato. Dalla sua formazione con Andy Warhol – nella New York degli anni ’80 – e dalla cultura pop, lo sfaccettato vissuto artistico di David LaChapelle è approdato alle gallerie, per culminare poi in una fotografia artistica unica nel suo genere, caratterizzata da un’acuta consapevolezza del tempo in cui viviamo. Partendo dai primi lavori, si apre agli occhi del pubblico in anteprima assoluta per il Museo delle Culture una serie inedita di opere che fanno parte della nuova e visionaria fase di produzione – l’ultima, datata 2022 – risultato della potente eredità della sua lunga esperienza artistica e umana.

Con questo nuovo progetto, curato da Reiner Opoku e Denis Curti, insieme allo studio LaChapelle, il Museo delle Culture ospita un percorso espositivo che mette infatti al centro uno sguardo critico sull’animo umano, indagato nelle sue pieghe fatte di gioie, dolori, solitudini, passioni, insicurezze e ideali. L’uomo e il rapporto con sé stesso, l’uomo nell’ambiente circostante e nella società umana, l’uomo nella Natura. Una visione personalissima che il Mudec ha scelto di presentare attraverso l’allestimento di questa retrospettiva dell’artista, portando uno strumento ulteriore di riflessione antropologica sul presente.

Citando le parole dei curatori nel testo del catalogo che accompagna la mostra, “David LaChapelle intraprende questo viaggio verso una dimensione più profonda e spirituale già a partire dagli anni ’80 e, nel corso della sua carriera, ha sempre saputo rinnovarsi attraverso linguaggi e liturgie figlie del nostro tempo, mantenendo uno stile riconoscibile. Un marchio di
fabbrica che ha a che fare con una dimensione onirica e surreale. (…) Il percorso espositivo non ha, volutamente, un andamento lineare, perché il display si riferisce a un continuo e coerente intreccio di tematiche tra loro correlate. È un continuo entrare e uscire dalle contraddizioni della nostra esistenza: dal miracolo desiderato all’inferno della contemporaneità”. “LaChapelle – spiegano i due curatori in relazione al titolo della mostra – ci invita a creare nuove relazioni con le persone, con la natura, con il consumo, con la spiritualità. Un altro mondo è possibile. David LaChapelle crede nei miracoli”.

Partendo da opere che denunciano la vulnerabilità del pianeta e la fragilità dell’uomo, insieme a un repertorio che guarda alla pop culture e lo star system del cinema, della musica, dell’arte, la mostra si snoda attraverso immagini rivelatrici della visione dell’artista verso un mondo nuovo, che cerca una natura incontaminata e lussureggiante dove possono convivere spiritualità, amore e bellezza e dove uomini e donne possono vivere finalmente liberati dall’alienazione e in connubio con il contesto naturale. Il percorso espositivo è un viaggio personale intriso di memoria e sentimenti, che mischia volutamente l’andamento non cronologico con le esperienze di una vita professionale e privata che alla fine, si trovano sullo stesso piano. Molte tra le opere presenti in mostra rimandano alle serie più famose dell’artista, come i famosissimi scatti che hanno reso David LaChapelle un’icona vivente della cultura pop. Con lui hanno collaborato superstar come Madonna, Britney Spears, Michael Jackson, Kim Kardashian, David Hockney, Angelina Jolie,
Elizabeth Taylor, Hillary Clinton, Muhammad Ali, Jeff Koons, Uma Thurman, David Bowie, e LaChapelle si porta appresso questa eredita che e parte integrante del suo mondo artistico.

Dai soggetti classici della storia dell’arte rivisitati con le caratteristiche estetiche proprie della sua visione nasce Deluge (2006) e la serie successiva After the Deluge (2006-2009), ispirate entrambe al Diluvio Universale della Cappella Sistina.
Nella serie Land Scape (2013) LaChapelle invita all’uso critico e consapevole delle risorse fossili, rigetta l’antropocentrismo, ricordandoci che la sopravvivenza umana non può prescindere da quella della natura. Nella stessa direzione è l’opera Spree (2019-2020) una produzione legata al tema conflittuale tra natura, civilizzazione e ostentata opulenza. David LaChapelle ha costruito il modellino di 35 centimetri di una nave da crociera incagliata in un
mare di ghiaccio, a voler rappresentare lo schianto inesorabile del mondo contemporaneo e del futuro ‘scioccante’ che stiamo vivendo. Revelations (2020), una delle ultime serie dell’artista, è invece il racconto di una società contemporanea angosciata dall’incertezza e dall’instabilità, in uno scenario dove l’Apocalisse si manifesta fino a scatenare panico e disperazione, ma dove rimane comunque un piccolo spiraglio di luce e speranza. In New World (2007-2017) è evidente il desiderio di pace e di purezza che si tramuta in immagine: tutti i protagonisti sono immortalati nella foresta pluviale incantata e sembrano alla ricerca di nuove possibilità di interazione nei confronti della natura e del mondo circostante: un nuovo modo per connettersi profondamente con lo spirito della natura e gli esseri umani appare adesso come una reale possibilità. In questo nuovissimo e originale progetto espositivo molti lavori assumono una luce nuova, una maggiore consapevolezza, quasi fossero osservati retrospettivamente dall’artista stesso secondo un rinnovato punto di osservazione.

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