Mostra/ ’16 artisti per TVS’ ad Arte Fiera

When: 28 Gennaio 2011 - 31 Gennaio 2011

Bologna – Ludovico Pratesi cura l’edizione 2011 dell’happening culturale sostenuto da TVS che riconferma per il terzo anno consecutivo il binomio vincente arte-cucina, rinnovando il valore e la totalità dell’espressione “arte culinaria”.

TVS si fa promotrice anche quest’anno di un’interessante espressione artistica contemporanea e torna a Bologna per Arte Fiera 2010, dal 28 al 31 Gennaio, siglando un nuovo appuntamento dopo Arte Fiera 2009 e il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro del 2010. “16 artisti per TVS” è l’evento che presenta le nuove opere espressamente realizzate sulle padelle TVS da Arena, Migliora, Bartolini, Airò, Puppi, Vascellari. Insieme a quelle di Bianchi, Paladino, Pistoletto, Spalletti e di Arienti, Di Stefano, Pirri, Botto & Bruno, Favelli e Ruffo.

 

Domenico Bianchi, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto ed Ettore Spalletti si erano già cimentati nel 2009 reinterpretando e rielaborando il contenitore (le pentole TVS), mentre quattro chef si erano dedicati “ad arte” al contenuto (il cibo). Nel 2010 altri sei artisti italiani della generazione anni ‘80 e ‘90 (Stefano Arienti, Nunzio e Alfredo Pirri, Botto & Bruno, Flavio Favelli e Pietro Ruffo), avevano firmato le pentole TVS attraverso la manipolazione fisica dei materiali e l’utilizzo del fondo della pentola come tavola da disegno: un semplice supporto dell’espressività.

 

Quest’anno, sempre grazie alla cura di Ludovico Pratesi, viene data nuova opportunità ad un utensile di uso comune di rivelarsi foriero di immagini, concetti, pensieri e fantasie.

Così nelle opere presentate nelle scorse edizioni e riproposte anche quest’anno, Michelangelo Pistoletto ha trasformato la padella in uno specchio per cogliere la verità, Domenico Bianchi ha riprodotto sul fondo gli stessi arabeschi argentati presenti nelle sue tele astratte dipinte ad encausto, Mimmo Paladino l’ha dipinta di nero e vi ha posato sopra un uccellino, mentre per

Ettore Spalletti è diventata un paesaggio collinare, illuminato dai bagliori aranciati del tramonto.

 

Le padelle antiaderenti/opere d’arte annullano oggi i confini geografici e diventano oggetti globali, parlano linguaggi contemporanei e ubiqui di internet, si confrontano direttamente con una realtà più complessa e in costante divenire. Stefano Arienti ne ha traforato il fondo con decine di piccoli buchi fino a comporre l’immagine di un serpente, che ricorda le stampe popolari orientali, secondo una pratica quasi maniacale presente nelle sue opere più recenti. Nunzio ha ripiegato la padella su se stessa, trasformandola in una sorta di piccola barca metallica, simile a quelle realizzate con la carta, puntando sulla dimensione ludica dell’arte in grado di intervenire in maniera giocosa nella vita quotidiana.

 

Alfredo Pirri ha dipinto di bianco la superficie esterna, e l’interno di una tinta rossa fluorescente, che emana una pallida luce colorata. Una volta appoggiata alla parete l’oggetto viene circondato da un alone luminoso, che gli conferisce un aspetto quasi sacrale. C’è spazio anche per chi preferisce “considerare la padella come un semplice supporto per presentare immagini che hanno senso di per sé, senza relazionarsi alla sua natura fisica né alla sua funzione, ma come spazio per veicolare un messaggio.”

 

Botto & Bruno, la coppia di artisti che costruisce alienanti paesaggi urbani periferici abitati da giovani senza volto ma portatori di una cultura alternativa e vitale, rappresentano un’immagine stampata sul retro della padella. Ed è lo stesso procedimento utilizzato da Flavio Favelli, che riproduce l’emisfero nord di un mappamondo in bianco e nero, giocando sulla natura planetaria

dell’oggetto, utilizzato in ogni parte del mondo per preparare il cibo. Una dimensione globale che viene declinata in una connotazione geopolitica da Pietro Ruffo, che ha posizionato all’interno della padella una carta geografica dell’emisfero australe, circondata dalle bandieredelle nazioni che si contendono l’Antartide (Cile, Argentina, Gran Bretagna, Australia), divorate a loro volta dalla sagoma ritagliata di un insetto che si ciba di carta.

 

La stessa attitudine è presente nelle nuove opere, quasi una volontà di mantenere un fil rouge, una memoria artistica vicina e caratteristica per TVS. Francesco Arena, misura la superficie della padella e ci informa con una semplice scritta che si tratta della sessantesima parte di una delle celle della prigione di Guantanamo. Anche Marzia Migliora utilizza la scrittura per trasformare la padella in una sorta di bersaglio ottico ma nello stesso tempo concettuale, dove i diversi cerchi concentrici sono delimitati dalla scritta “Lo sguardo è una scelta, chi guarda decide di soffermarsi su una determinata cosa ed escludere dunque dall’attenzione il resto del proprio campo visivo.” Massimo Bartolini

preferisce invece affidare all’opera un connotato politico e poetico di stampo pacifista, e vede la padella come il simbolo della pace, semplicemente aggiungendovi altri tre manici. Anche Mario Airò sceglie un’immagine poetica, che ricorda i bagliori di un cielo assolato riflessi sull’acqua nel fondo di un pozzo, mentre gli ultimi due artisti hanno optato per messaggi più crudi . Daniele Puppi ha ammaccato la padella e la espone insieme alla registrazione del gesto violento di percuotere il metallo, mentre Nico Vascellari ha lavorato sull’inversione della catena alimentare e l’ha ridotta ad un’arma, un pugnale per la caccia agli animali.

 

Più artisti per più punti di vista grazie a TVS: l’oggetto quotidiano come veicolo di concezioni politiche ed esistenziali, anche tramite di ideali ecologisti, in linea con i valori guida dell’azienda.

Il fondo della padella diventa una finestra sull’attualità, lasciando la libertà di affacciarsi e di giudicare direttamente, magari in anteprima, proprio durante la presenza ad Arte Fiera.

 

Sabato 29 Gennaio alle ore 14:00 presso lo spazio Art Talks, padiglione 18, il curatore Ludovico

Pratesi e gli artisti Francesco Arena, Flavio Favelli e Alfredo Pirri presenteranno il progetto.

 

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