La ‘mascolinità’ letta attraverso la lente della moda, in mostra fino a 6 novembre al Victoria&Albert Museum di Londra

(dalla nostra corrispondente da Londra, Antonella Zangaro)

C’è tanta Italia nella moda, nello stile e nell’iconografia della  mostra ‘Fashioning Masculinities: The Art of Menswear’ che, prima al mondo, celebra la mascolinità nella sua espressione del potere, dell’arte e della diversità. La raccolta, realizzata in collaborazione con Gucci, dà una rappresentazione dell’abbigliamento e dell’apparire tutta declinata al maschile. La mostra resterà allestita fino al 6 novembre al Victoria&Albert Museum di Londra, in un confronto tra 100 stili differenti attraverso 100 opere d’arte che si dipanano lungo tre gallerie tematiche. Undressed (spogliati), Overdressed (molto vestiti) e Redressed (ri-abbigliati .. o riparati..). 

Spiega Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, citato all’apertura dell’esibizione: “In una società patriarcale, l’identità di genere maschile è spesso modellata da stereotipi violentemente tossici. (…) È tempo di celebrare un uomo libero di praticare l’autodeterminazione, senza vincoli sociali, senza sanzioni autoritarie, senza stereotipi soffocanti.” La mostra raccoglie pezzi d’arte, tra sculture, quadri, brani di film, performance e fotografie, tutti iconici, tutti a fermare plasticamente le declinazioni del maschile nella storia. Armani, Prada, Dolce e Gabbana, Fendi, Versace, il Festival del Cinema di Venezia, Michelangelo.

Nella mitologia greca, Tiresia, protagonista anche del XX Canto dell’Inferno dantesco, fu trasformato da uomo a donna e viceversa per opera della Dea Era. Da qui traggono ispirazione, come da moltissime opere dell’antichità, artisti e creativi “che hanno scelto di concentrarsi sul corpo queer e sulla sua metamorfosi fisica e sartoriale”. 

“Gli abiti hanno sempre avuto il grande potere di definire i corpi delle persone di tutti i generi”, si legge nella prima sala della mostra. Si parla di body-shaping, definizione del corpo, identità di genere e anche di qualche censura. In una teca c’è la foglia di fico con la quale vennero coperte le nudità del David di Michelangelo che, in una riproduzione esposta per la prima volta al Victoria&Albert Museum, lasciò la regina Vittoria scioccata (1857). La nudità scolpita dalle mani di Michelangelo, prima di quel momento, era stata coperta dalla censura nel 1504 a Firenze, quando le autorità fecero apporre una ghirlanda di foglie di fico di ottone intorno ai fianchi del David. Questo il filo conduttore della prima parte della esposizione, Undressed che, del corpo maschile, lascia più scoperto di quanto non celi.

Dalla espressione della forza fisica a quella del potere, nella seconda parte, Overdressed, gli abiti, in sovrabbondanza, i tessuti e la minuziosità del decoro stanno a rappresentare il potere. Più abbigliato significa più potente. Ogni abito, ogni colore pone l’uomo all’interno di un circuito di riconoscibilità sociale, di benessere e di opulenza. Seta, velluto e tessuti preziosi, corpi in sovrappeso avvolti in colori audaci che non escludono nulla, nemmeno l’uso del make up.

Nella terza galleria, in Redressed, arriva la voglia di affermare la propria individualità: c’è Oscar Wilde, Claude Cahun, Cecil Beaton e ci sono i Dandy. Ci sono anche i Beatles e Sam Smith, David Bowie e Marlene Dietrich col suo abito maschile. Arriva l’influenza dello stile militare, la dissoluzione del classico abito da uomo, del tutto-nero tutti-uguali e la dissoluzione della mascolinità in tutte le sue sfaccettature a favore dell’auto affermazione, anche sartoriale. Vestirsi al di là del binario, beyond binaryEd è così che si chiude con la giacca di sartoria, di seta nera, che Anne Wintour fece mettere sopra l’abito sontuoso di Gucci che Harry Styles indossava per la prima copertina  solo maschile dell’edizione di Vogue America, nel 2020. Questo è uno dei tre momenti iconici, diventati virali, che hanno dato grande visibilità ad un nuovo modo di immaginare il futuro degli abiti di genere, senza genere, al di là di ogni genere: dalla costruzione alla destrutturazione del corpo maschile e della sua rappresentazione nella moda e nello stile.

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