Si chiama Afternoon Tea, il famoso tè delle 5, ma si comincia con lo champagne

(dalla nostra corrispondente da Londra, Antonella Zangaro)

La tradizione più British che ci sia affonda le sue radici nella metà del 1700, ma a tutt’oggi non ha ancora perso il suo fascino, anzi, l’appuntamento si è via via trasformato in un rituale al quale, a Londra, non ci si può sottrarre. Ogni hotel e luogo iconico come ad esempio Fortum&Mason, si sta specializzando nella sua offerta per garantire a turisti ed appassionati di ogni genere, un tè degno di essere ricordato e, oggi più che mai, anche fotografato. Noi abbiamo provato quello del Carlton Tower Jumeirah, l’albergo cinque stelle lusso di proprietà dello sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktpum che possiede il sette stelle lusso di Dubai, la vela Burj Al Arab.

L’hotel di Londra, nella elegante zone di Knightsbridge, è stato chiuso due anni per essere completamente ristrutturato, un investimento di circa 100 milioni di sterline che oggi lo riconsegna al pubblico con un aspetto del tutto rinnovato. Tra le novità, oltre a camere molto più ampie e ad una Spa direttamente affacciata sul roof top di Cadogan, il restyling dello spazio nella hall dove è possibile bere aperitivi, così come il più tradizionale Afternoon Tea.

Ispirato a Kew Gardens e frutto della stretta collaborazione con i giardini botanici di Richmond, il concept di questo menu è stato ideato da Jessica Préalpato cresciuta professionalmente sotto la guida del maestro francese Alain Ducasse col quale ha lavorato fino al 2015. A curare che tutto funzioni al meglio, il manager del ristorante, Andrea Salerno.

Soldi arabi, gusto italiano e pasticceria francese, un tris per offrire un appuntamento che vuole essere un “Tributo alla Natura” attraverso prodotti legati alla stagionalità e a chilometro zero. In fondo, Kew Kitchen Garden, là dove crescono le verdure e la frutta per le ricette da servire con il tea, non è poi così distante dal centro di Londra, solo qualche decina di chilometri ad Ovest. Il tè si suddivide in tre momenti topici ed è consigliato preparasi all’esperienza dopo un pranzo molto leggero, non a caso, la tradizione delle 5 del pomeriggio nasce per rispondere ad un problema che affliggeva le nobildonne del ‘700.

Convocate a pranzo abbastanza presto, verso le 12/2.30, poi dovevano aspettare fino alle 20.30/21 per poter cenare. Un’attesa troppo lunga per non arrivare a tavola affamate. Il guaio, però, a quel punto, era rappresentato dal fatto che ad una donna di rango non era consentito abbuffarsi. Mostrare poco appetito era molto più apprezzato.

Che fare dunque? L’idea venne alla duchessa di Bedford che decise di invitare le amiche per un piccolo pasto di intermezzo, con salati e dolci, così di arrivare a cena praticamente già sazie. Quando anche la regina accolse a corte questa tradizione, il tè delle 5 inglese entrò nella storia della cultura popolare. Andrea Salerno, nel suo salone da tè, ha scelto servizi di chinoiserie che richiamano anche le opere d’arte allestite nella grande stanza e, siccome questo appuntamento di fatto era una piccola festa, si comincia con lo champagne e con il salato. Cracker di riso ad accompagnare la maionese di cavolo nero; ravanelli da tuffare nel burro fermentato ai funghi e i classici sandwich, ma qui rigorosamente fatti a mano e con prodotti bio. C’è quello con il tartufo, le uova di anatra, quello con il prosciutto di Praga, il formaggio Comté stagionato con i fiori di Kew Gardens e, per concludere, l’immancabile salmone con una creme fraiche all’aglio. Dopo ogni ondata di gusto arriva un piccolo sorbetto fatto di radicchio, menta e watercress, non traducibile, cresce solo a Kew gardens e dintorni.

Da lì, ci si tuffa nel matrimonio più classico che la Gran Bretagna possa offrire: il tè con gli scones. 37 infusi differenti tra i quali scegliere, tutti rigorosamente selezionati nella lista più esclusiva di importatori dal 1854. Lo scone classico di farina bianca non può mancare e qui viene servito con la tipica clotted cream (una sorta di panna col burro montato). Dalla tradizione alla rielaborazione si passa agli scones con uvetta, accompagnati da marmellata di fragole e basilico o, meglio ancora, una composta fatta di uvetta sultanina, scorze di arancia, cannella e zenzero, che fa tanto Natale. Lo scone nero a base di carbone va tagliato in due per spalmarvi al centro crema di mascarpone con rosmarino, mentre quello verde fatto con la farina e l’ortica si accompagna con tutto.

E quando pensi che tutto sia finito, arriva la terza portata: i dolci. Serviti in voliere di argento che ricordano sempre natura e giardini, nel tocco finale dell’avventura gastronomica si trovano madeleine alla castagna con semi di zucca; l’immancabile dolce alla radice di rabarbaro, tanto amato dagli inglesi, che qui viene servito in un cestino croccante di pasta frolla con confettura di finocchio e zenzero. A sollevare di nuovo il morale, la barchetta di fragole al miele con olio di zucca, miele e limone su base di pesto di basilico, fragole e semi di zucca pressati. E poi il tipico choux di cioccolata con nocciole tostate, nocciole in praline, crema catalana al cioccolato ed un biscotto ai fiori di sale.

A questo punto è davvero finita, ma consola sapere che la pasticceria stellata di Jessica Préalpato è tutta prodotta senza zucchero. Le nobildonne del ‘700 e le donne contemporanee non correvano e non corrono il rischio di sedersi a cena affamate e possono passare direttamene al pranzo successivo, dimenticando persino la colazione. Un figurone.

 

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